DESIGN E ARTIGIANATO, UNA MOSTRA E UN CONVEGNO
Una mostra è pur sempre una mostra. Qualcosa da vedere, approfondire, conoscere. Inizialmente sottoposta alla percezione, poi a sensazioni distinte dalla percezione, quindi alle teorie della specificità, degli accostamenti e delle associazioni. Quasi immancabilmente è un’occasione per una presa di coscienza di verità (in una accezione squisitamente creativa), ma anche di realtà concrete, di molteplicità tecniche, di versatilità e di legami col marketing e il mercato.
Anche all’artigiano-artista viene oggi richiesta una cultura d’impresa. Non solo deve saper fare e fare bene, ma deve venir fuori allo scoperto, farsi conoscere, entrare in un sistema a rete, ampliare conoscenze e collaborazioni con altri comparti in grado, se richiesto, di sostenere proposte ambiziose.
L’interesse di Design artigiano, inaugurata lunedì 27 febbraio alla sede della Provincia di Lodi e che da martedì 13 marzo si trasferirà a Brescia nella sede di quella Confartigianato Imprese, muove in questa direzione: promuovere il nostro artigianato artistico attraverso una linea innovativa di prodotti di design. Un obiettivo che trova traduzione, oltre che nel puro legame estetico, nell’iniziativa che spiega perfettamente l’importanza di combinare intelligenza progettuale e capacità realizzative, design e artigianato appunto, mettendosi in rete.
L’esposizione lodigiana esce dunque dal monoteismo e dalla teologia dell’arte per rappresentare legami con altri arcipelaghi del comunicare e del fare. Ha un occhio per la qualità della tradizione artigiana, l’altro per i risvolti economici che possono derivare da una nuova proiezione delle imprese artigiane.
Ordinata negli atri della sala ex Chiesetta e della Sala Giunta della Provincia, la rassegna avrebbe potuto darsi come introduzione l’intervento di Gillo Dorfles, “Finalmente è pace tra designer, artisti e artigiani, in “Mestieri d’arte” (giugno 2010, pp. 16,17).
L’idea che la percorre è che la competitività del nostro sistema industriale è intimamente legata alle competenze artigiane, al saper fare che pochi altri paesi hanno saputo conservare, come ha sostenuto nella sua relazione al centro del Convegno (“Design e artigianato. Prospettive di innovazione e nuovi orizzonti nel mercato”) Stefano Micelli, docente a Ca’ Foscari, direttore della Venice International University e autore di “Futuro artigiano”.
Promosso da Confartigianato Imprese di Lodi e di Brescia e dalla Associazione Italiana Progettisti d’Interni AIPI, il seminario è stato condotto da Francesco Cancellato, ricercatore Aster, ed è stato aperto dai saluti di Pietro Foroni, presidente della Provincia, Andrea Ferrari, assessore alla Cultura di Lodi, Sebastiano Raneri, Presidente AIPI, Vittorio Boselli, segretario generale Confartigianato Imprese di Lodi, ai quali hanno fatto seguito le relazioni di Amanda Paroli di Confartigianato Brescia, di Gianpiero Brunelli, Amministratore delegato AIPI, coordinatore del gruppo dei designers e curatore della mostra e di Mariano Barbieri, presidente della categoria “Artigianato artistico” di Confartigianato Imprese della Provincia di Lodi. I lavori sono stati conclusi da Andrea Scalia del settore innovazione e reti di Confartigianato nazionale il quale ha sottolineato il significativo apporto di originalità del progetto, considerato nel suo complesso, nell’ambito del sistema nazionale di Confartigianato.
Il lavoro artigiano costituisce un ingrediente di successo per le imprese, hanno detto un po’ tutti gli intervenuti. La collaborazione tra designer e artigiani è un ingrediente essenziale per potersi entrambe le categorie proiettare in una nuova dimensione economica e culturale. Sostanzialmente l’auspicio degli oratori è quello di una rivalutazione complessiva dei tanti mestieri artistici artigiani che richiedono l’intelligenza delle mani (oggi troppo poco valorizzati) attraverso il consolidamento e l’ampliamento di una collaborazione con i designers in modo di trovare rimedio ai grossi problemi procurati dalla crisi del manifatturiero industriale, rendendo produttiva l’abilità e l’intelligenza del proprio saper fare e del proprio saper progettare.
L’esposizione alla sede della Provincia fornisce dal proprio canto una risposta esauriente. Si tratta di una convincente esibizione dei designers e della creatività degli artigiani-artisti locali e non solo locali, che sottopongono in questa mostra ad una avvincente analisi disegni, opere e temi. Contribuisce a dare tono all’esposizione il controllo e la sobrietà dei progetti e dei lavori, tra loro coerenti all’uso e alla strutturazione delle singole parti. Il fruitore è chiamato, a sua volta, a rivedere i modelli di approccio tradizionali e a scoprire quel contatto, tra “arte intesa in senso vivo e pubblico vivo”, come diceva Munari.
Davvero stimolante la Libreria domino; progettata da Andrea Pozzi, ha una struttura interna ad alveare ed è stata realizzata dalla falegnameria Curioni Gianpiero di Sant’Angelo Lodigiano. È retroilluminata da un pannello luminoso costruito dalla ditta Plurima s.a.s. di Lodi. Un’altra libreria modulare, questa in vetro e ferro è stata progettata da Luigi Pallavicini. È costituita da un pannello in ferro lavorato da Luciano Gorlaghetti e da lastre in vetro stratificato di Mariano Barbieri di Castiglione d’Adda. Nei vetri Barbieri ha inserito fogli di pergamena, colorata e sfumata a mano che realizzano effetti di particolare suggestione. In mostra si distingue il Set di arte sacra (Ostensorio – Pisside – Calice e Patena) ideato da Paolo Valtorta, alla realizzazione del quale hanno collaborato Gabriele Ribolini di Sant’Angelo Lodigiano intervenuto a modellare e dimensionare l’ottone, la galleria Marco Rossini di Lodi alla quale si deve la rifinitura dei castoni e l’inserimento delle gemme, la vetreria Cinquanta artefice della bisettatura a mano dei vetri e l’ebanista Enrico Papetti di Lodivecchio intervenuto sulle sagome e gli intarsi a legno. Un’opera integrata nella documentazione iconografica, di grande suggestione oggettuale e codificazione culturale. Su progetto di Patrizia Lanzarotti è “Cantus”, un tavolinetto con sedili pensato per uno spazio esterno in luogo di vacanza. È costituito da pezzi in ferro, battuto da Luciano Gorlaghetti il quale ha atteso anche alle rifiniture speciali e agli effetti corren. Al lavoro ha contribuito la falegnameria Curioni per la realizzazione delle sedute.
”Scacchitù” è una suggestiva scacchiera nata dalla rielaborazione delle pedine del giunco degli scacchi. L’idea è venuta a Renzo Visentin che ne ha affidato la traduzione a Davide Bertoni, maestro della decorazione del legno di Borgo San Giovanni e al contributo dell’orafo Carlo Buccio di Brescia. In mostra sono inoltre due tavoli progettati da Gianpiero Brunelli chiamati “Piet-Code”. Sono realizzati in materiali diversi e abbinano due piani di diverso tipo. Sia alla versione Piet sia a quella Code hanno contribuito la falegnameria Curioni, mentre la laccatura a pietra è stata eseguita a mano da Bertoni e le parti in vetro dalla Vetreria Cinquanta.
Lo “Scranno” pensato da Laura Moschini a struttura multistrato ha visto la compartecipazione alla realizzazione degli artigiani Curioni e Bertoni. Nello schienale dello scranno sono inseriti vetri lavorati, simboli della cristianità. L’opera è illuminata ai lati, mette in risalto la tridimensionalità ed è stata argentata e anticata. I vetri sono il prodotto dell’esperienza di Adam Cinquanta e le luci della tecnica Plurima.
Altri oggetti realizzati in rete dai protagonisti del progetto sono esposti negli spazi della mostra che rappresenta, appunto, una tappa di un articolato percorso dalle interessanti prospettive (per ogni ulteriore informazione: www.designartigiano.it).
Aldo Caserini